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Le costellazioni familiari in breve

Cosa sono le costellazioni familiari?

Le costellazioni familiari e spirituali sono uno strumento che appartiene alle origni dell’umanità, che Bert Hellinger ha decodificato e reso nuove.
Grazie alle costellazioni familiari è possibile scoprire cosa blocca la vita delle persone, tipicamente i destini dei suoi antenati.

Non solo. È possibile rappresentare – ovvero mettere in scena o per esteso costellare – ogni aspetto della realtà interiore ed esteriore di una persona, di un animale, di una casa, di un mestiere…

Le costellazioni si svolgono in gruppo o in individuale, in presenza oppure online e non fa alcuna differenza. Il campo morfico, cioè le informazioni riguardanti una determinata situazione si forma sempre

Quali sono i benefici concreti di una costellazione familiare?

Partecipare ad un seminario o a una sessione individuale porta a grandi benefici poiché grazie a quest’esperienza si raggiunge un livello di comprensione più elevato circa se stessi e le persone con le quali abbiamo un rapporto, che sia un familiare, il partner, un’amica o un collega.

Il grande compito del costellatore è dare un posto nella propria anima a ciò che il cliente deve ancora portare a termine. Riunire ciò che prima era diviso, operare nel senso della Riconciliazione in primo luogo con i genitori, fonte della Vita. Questo tipo di Riconciliazione, che non nega ciò che è avvenuto nel quotidiano, va però oltre il concetto di bene e male, giusto o sbagliato. La coscienza collettiva e spirituale, quella a cui apre l’accesso, non ammette la separazione e cerca sempre invece la riconciliazione!

Con ogni lavoro, i fardelli che si trascinano nel seno di una famiglia o di un sistema vengono portati alla luce e quindi lasciati andare. Finalmente, blocchi che si ripetono nella vita lasciano spazio a nuove occasioni più favorevoli. Noi stessi, i nostri cari e le generazioni seguenti ne beneficiamo profondamente.

L’approccio fenomenologico e le costellazioni familiari

L’approccio fenomenologico, nelle costellazioni familiari, consiste nell’osservazione del comportamento che persone che si prestano a dare un corpo e una voce a ciò che viene indagato, cioè i rappresentanti. Grazie all’approccio fenomenologico e allo stato di totale presenza dei rappresentanti, del conduttore e del protagonista, è quindi possibile mettere in scena, ogni aspetto della realtà interiore ed esteriore.

Si osserva ciò che accade aprendosi a tutti gli eventi fenomenici che appaiono, senza giudizio e senza intenzione.
Ad esempio, si osserva la famiglia o una coppia nel suo complesso e ci si apre a tutti i suoi fenomeni non soffermandosi sull’analisi e la ricerca delle cause che hanno portato a un certo risultato, e rinunciando a giudicare. Il focus si sposta sul modo in cui la realtà si mostra in quel preciso momento. In altre parole si concentra su ciò che si mostra nel qui-ed-ora, su ciò che accade nella costellazione.

Sincronicità: il filo invisibile dell’Universo

La sincronicità è da sempre un argomento che ha suscitato il mio personale interesse, tanto da dedicare una tesi alla sua approfondita esplorazione.

Questo concetto, introdotto dallo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, rappresenta una dimensione affascinante e misteriosa delle connessioni nel tessuto dell’universo. Più di una semplice coincidenza casuale, la sincronicità suggerisce che alcuni eventi possono essere legati in modo significativo senza una relazione di causa ed effetto apparente.
La radice del concetto risale alle sue esperienze cliniche e alle riflessioni sull’inconscio collettivo.

Jung sfida la concezione tradizionale del mondo, suggerendo che le connessioni tra eventi possono superare la spiegazione razionale. Sottolinea che questi eventi significativi spesso hanno un impatto profondo sulla vita di un individuo, fornendo una sorta di guida o conferma in momenti cruciali.

Jung, l’inconscio collettivo e gli Antenati

Quale pioniere della psicologia del XX secolo, introduce concetti rivoluzionari che hanno profondamente influenzato il modo in cui comprendiamo l’essere umano. Tra le sue idee più influenti c’è il concetto di inconscio collettivo, che Bert Hellinger riprende, andando poi avanti nella sua ricerca ed identificando la coscienza spirituale.

Jung propone l’esistenza di uno strato più profondo dell’inconscio personale, scoperto da Sigmund Freud. L’inconscio collettivo va oltre l’esperienza individuale, si estende appunto a livello collettivo ed influisce sulla nostra percezione del mondo e sulle dinamiche familiari.

Secondo questa prospettiva, gli individui ereditano non solo caratteristiche fisiche dagli antenati, ma anche modelli psicologici e archetipi che plasmano il loro modo di pensare e comportarsi. Questa eredità può influenzare la personalità, le relazioni e le scelte di vita di una persona.

«Mentre lavoravo al mio albero genealogico, ho capito la strana comunità di destino che mi collega ai miei avi. Ho fortemente il sentimento di essere sotto l’influenza di cose o di problemi che furono lasciati incompiuti o senza risposta dai miei genitori, dai miei nonni e dai miei antenati.
Mi sembra che spesso ci sia in una famiglia un karma impersonale che si trasmette dai genitori ai figli. Ho sempre pensato che anche io dovevo rispondere a delle domande che il destino aveva già posto ai miei antenati e alle quali non si era riuscito a trovare nessuna risposta, o anche che dovevo risolvere o semplicemente continuare ad occuparmi di problemi che le epoche anteriori lasciarono in sospeso. La psicoterapia non ha ancora tenuto abbastanza conto di questa circostanza.»

Jaffé, A. (2003) (a cura di). Ricordi, sogni, riflessioni di C.G. Jung Milano: Rizzoli, pp. 281-282.

I campi morfogenetici

In tempi moderni Rupert Sheldrake, biologo inglese, parte dall’osservazione degli embrioni e propone una teoria biologica innovativa. Considera che gli embrioni delle varie specie inizialmente condividono somiglianze, ma poi si sviluppano in modi diversi a causa del pacchetto unico di informazioni che racchiudono e propone il concetto di campo morfico o morfogenetico.

Definire il campo morfogenetico è complesso ma allo stesso tempo facile: tutti noi conosciamo il campo elettromagnetico, oppure il campo gravitazionale terrestre. Sono forme di energie invisibili che riguardano e governano il mondo fisico in cui viviamo.
Il campo morfogenetico, nello specifico, riguarda quelle energie invisibili che collegano gli esseri umani gli uni agli altri e che fanno sì che un rappresentante nella costellazione, scelto ad esempio per un fratello, possa avvertire esattamente le stesse emozioni e arrivare ad assumere le emozioni di quello reale, che si trova da un’altra parte.
Tutti noi siamo persone distinte, ma siamo anche impercettibilmente collegati!

Un’immagine concreta per chiarire questo concetto è che tutti noi sappiamo che cosa sono i cellulari, e sappiamo anche che essi possono comunicare fra loro grazie ad una rete invisibile, che però esiste. Senza di essa, non funzionerebbero. Lo stesso per gli esseri viventi: sono collegati da una rete impalpabile, grazie alla quale possiamo lavorare con lo strumento delle costellazioni familiari.

Sheldrake descrive quindi un collegamento biologico-energetico tra il DNA e la memoria della specie.
I ricordi personali non sono immagazzinati solamente nel cervello ma sono registrati in un campi di informazioni più ampi: in quest’ottica ogni individuo attinge alla memoria collettiva della specie a cui appartiene.
Si sintonizza per risonanza con i membri anche trapassati e a sua volta contribuisce all’ulteriore sviluppo della specie stessa apportando il frutto delle sue esperienze.