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Chi fa parte della coscienza familiare?

Abbiamo visto come l’ordine di appartenenza stabilisce che tutti in una famiglia hanno pari diritto di inclusione, pena il verificarsi di irretimenti nelle generazioni.

Fanno parte della famiglia i figli, quelli nati e quelli non nati, così come quelli dati via. I genitori e i loro fratelli, allo stesso modo nati e non nati, oppure dati via, così come i fidanzati e le fidanzate. I nonni e i loro fratelli che hanno avuto un destino particolare, i fidanzati e le fidanzate dei genitori, vedremo perché in un altro articolo. Andando indietro nel tempo vediamo che fanno parte della famiglia d’anima tutti quelli che in qualche modo hanno contribuito ad un cambiamento importante nel corso degli eventi familiari.

Un fatto fondamentale quindi è integrare quanto più possibile, senza giudizio e con amore, tutti quelli che si trovano in uno stato di esclusione, proprio perché nessuno che segue possa essere catturato da un destino che non è suo.

Le vittime e i carnefici

Parlo innanzitutto di “vittime e carnefici”, così come si è soliti chiamarli…cominciamo piuttosto a considerarli in modo diverso, cioè come coloro le cui vite si sono intrecciate e che quindi hanno contribuito a un cambiamento sostanziale, a un nuovo destino comune

Infatti dopo migliaia di costellazioni si è osservato che fanno parte della nostra famiglia tanto coloro che sono stati vittime di violenza o di assassinio da parte di membri della nostra famiglia quanto coloro che sono stati nemici, cioè carnefici nei confronti di membri della nostra famiglia.
Pensiamo allora alle guerre: quanto spazio c’è da fare, da parte di tutti!

I benefattori

Un altro ambito particolare in cui occorre lavorare è quello degli “aiuti per la vita“.
Rientrano cioè nel nostro ambito familiare anche quelli che per un destino particolare hanno portato un beneficio alla nostra famiglia. Facciamo questo esempio: se un membro della nostra famiglia ha ricevuto un aiuto economico, come nel caso di un sostegno agli studi o di un’eredità da parte di una persona esterna al nucleo familiare, quest’ultima viene ad avere un posto nella nostra famiglia.

Questo lascito o questo aiuto hanno fatto sì che la vita potesse andare avanti in modo rigoglioso, con un beneficio per l’intera famiglia – dunque questa persona secondo la nostra coscienza familiare ha diritto di farne parte. Si tratta di una compensazione nei confronti di chi ha contribuito con la propria generosità a cambiare il destino della famiglia stessa. 

L’ampiezza che risana

Se guardiamo da questa prospettiva ampia comprendiamo come la coscienza familiare sia composta di molte più anime di quello che inizialmente sapevamo!
Dare un buon posto significa vivere in modo più vicino alla legge cosmica che non separa in frazioni ma unisce; non solo, libera da catene invisibili i discendenti che, viceversa, sarebbero costretti a ripetere la vita degli esclusi.

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